«Maledetto cane», esordì la signora Moranti la mattina del 17 agosto 1938.
Alla fiera degli uccelli erano esposti alcuni cani di razza e Augusto Riva gliene aveva regalato uno. Era un giovane scottish terrier dai folti baffi neri, che spazzolava il pavimento a ogni passo e che aveva l’insopportabile difetto di farsela addosso ogni qual volta si emozionava. Essendo di carattere sensibile, un semplice «ciao» accompagnato da una carezza aveva un irrefrenabile effetto diuretico. Debolezza che costringeva la donna a lavare continuamente la tappezzeria.
Il maggiordomo, che aveva sentito le urla dalla stanza al piano inferiore, prese i suoi vestiti dall’armadio e li piegò con cura in una valigia di cartone color noce. Da quando era morto il padrone, aveva preso il vizio di rubare uno alla volta i pezzi di argenteria per rivenderli all’Amoretti e, certo di essere stato scoperto, mise in valigia un’ultima zuccheriera prima di darsela a gambe.
La vecchia Marta Lucia Moranti, aspra di natura e ancor più inasprita dal lutto, non aveva l’abitudine di vivere sola, né tantomeno aveva idea di come prendersi cura di sé e della propria casa. Per quanto la riguardava, il cibo cresceva in dispensa e si cuoceva sul fuoco come per magia. Dopo tre giorni di digiuno, convintasi che i prodigi e le uova strapazzate non avessero in realtà niente in comune, sparse la voce d’essere in cerca di un nuovo domestico. Sicuramente maschio, preferibilmente moro, possibilmente muscoloso, meglio se dotato d’occhi verdi. Adone mediterraneo, insomma, pressoché introvabile a Sarnico, novecento chilometri tondi da Bari.
In paese tutti la conoscevano e tutti immaginavano le cucchiaiate di nervoso da ingollare a starle vicino, così nessuno si faceva avanti. Il gioco non valeva la candela, tanto più che la vecchia era pure tirchia e non prometteva un adeguato compenso.
Allora la Moranti fece pubblicare un numero straordinario di un quindicinale locale, scritto da un gruppo di giovani reazionari di Iseo, inserendo sul fondo di ogni pagina un annuncio, a caratteri cubitali.
ASSUMESI DOMESTICO DI BELL’ASPETTO
PRESSO LA VILLA SUL LAGO. ASTENERSI SGORBI.
Il primo a rispondere fu un mezzadro ch’era appena stato sfrattato. Un uomo di campagna abituato a fare tutto da solo, senza famiglia, senza muscoli scolpiti e per di più privo di referenze. Aveva però una marcata inflessione dell’alta valle e tanto bastò a far venire i brividi alla signora. Dopo una decina di minuti trascorsi a estrarre contenuti dai suoi disarticolati fonemi, la Moranti gli ordinò di prepararle il pranzo come fosse una prova da superare e lo liquidò.
Il giorno seguente si fece avanti un uomo di mezza età tornato malconcio dalla prima guerra mondiale, con una voce fina e un affare di metallo sopra il ginocchio che riparava a una pallottola presa nella rotula. Non era bello, non era muscoloso, a guardarlo bene non pareva nemmeno un uomo, più un androgino, con spalle strette e fianchi larghi. La vedova non avendo di meglio da fare lo trattenne tutto il pomeriggio a chiacchierare, poi mancandole a dismisura qualcuno che pulisse dove lo scottish terrier sporcava, gli diede una spazzola e un secchiello.
Assunto. In prova. Per quindici giorni. Poi si vedeva. Ma il poveretto al giorno tre inciampò nello scottish terrier che gli girava attorno e si ruppe il femore. Colpa del tutore che gli proteggeva il ginocchio.
In mancanza di altri candidati seri la Moranti prese ad assumere chiunque gli capitasse a tiro. Giovani e attempati, istruiti e analfabeti, educati e burberi. Nuovi maggiordomi entravano e uscivano dalla casa al ritmo di un moschetto automatico Beretta che, nella versione del ’38, sparava cinquecento colpi al minuto.
Caricava e sparava, assumeva e licenziava.
E mano a mano che scorreva acqua sotto il ponte sull’Oglio, la nomea della vedova lievitava, si espandeva oltre il territorio di Sarnico e varcava i confini provinciali.
A un mese dall’inizio della trafila, nessuno badava più ai suoi annunci e le candidature cessarono.
La vecchia era a tutti gli effetti una donna sgradevole, capricciosa, lunatica ed estremamente volubile. Una balorda – per dirla in una parola sola –, con la pessima abitudine d’ottenere sempre ciò che desiderava. Vizio concessole dal marito, e da nessuno negatole dopo la sua dipartita. Nemmeno dal direttore della banca, che in nome della vecchia amicizia che lo legava al defunto consorte, e della nuova che, ahimè, lo legava a lei, giusto per accertarsi delle sue condizioni, la invitò nel suo ufficio.
«Tutto qui?», si stizzì la vedova quando comprese d’essere stata convocata solo per cortesia.
Il direttore, un uomo con anni d’esperienza alle spalle e un orecchio più sporgente dell’altro che tendeva al magenta ogni qualvolta gli capitasse d’innervosirsi, alzò gli occhi al cielo.
«L’unico mio cruccio è trovare un domestico come si deve», si lamentò la vedova, «uno bravo, abituato a star dietro alla gente, uno di quelli vecchio stampo, mica una femminuccia».
Pur presentendo che se ne sarebbe pentito, il direttore s’offrì d’aiutarla. L’istituto bancario realizzava un bollettino mensile che veniva spedito in tutta la provincia per tirare le somme di come procedevano gli affari. Lettura per ragionieri, tutto cifre e numeri, grafici e andamenti, indici e variazioni, a eccezione della pagina finale, una bacheca riservata agli impiegati. Un inserto compro-vendo in cui venivano pubblicati annunci d’ogni genere.
«Ecco il testo», lo interruppe la vecchia che aveva capito dove il discorso sarebbe andato a parare. «Cercasi maggiordomo di bell’aspetto».
«Poi?»
«Questo è l’importante, il resto si vedrà».
«Non sarebbe meglio indicare una vostra preferenza circa l’età, la provenienza, l’estrazione sociale?».
«Avete ragione. Cercasi maggiordomo di bell’aspetto, giovane».
L’uomo massaggiò l’orecchio arrossito e prese nota. Non valeva la pena insistere. Il male che ci si tira addosso, non duole. Così si dice.

Alessio Mussinelli, 27 anni, è nato e vive in provincia di Bergamo, a due passi dal lago d’Iseo. Laureato in Lettere, ha conseguito il Master in scrittura presso l’Università Cattolica di Milano. Appassionato di dolci e Fai-da-te, è tastierista in un gruppo di musica da ballo. "Nemmeno le galline" (in uscita a settembre) è il suo primo romanzo.
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